domenica 19 febbraio 2012

I Racconti dell'Oblio- Prologo

Raccontino che sto scrivendo, questo è l'inizio.


***
PROLOGO

Guidare di notte mi ha sempre fatto riaffiorare i ricordi più dolorosi.
Fu in una notte come questa che perdetti lei, la mia Angelica, una notte fatta di stelle e pioppi che davano sulla strada.
Persi lei e la parte migliore di me in quello squarcio di tenebra che dava sull'abisso.
Giocammo con forze più grandi di noi, al di là di ogni immaginazione quella notte.
Nonostante la cura con cui preparammo il rito i sigilli si spezzarono e il demone che per gioco avevamo evocato apparve e si portò via l'unica ragione della mia vita e, per quanto mi riguardava, l'unica motivo per cui, tutto sommato, valeva la pena che nessun dio misericordioso avesse spazzato via questo ammasso di terra casa di una umanità delirante e malvagia.
Mi ritrovai solo e disperato, soffocato dal dolore con le stelle uniche testimoni dello spettacolo mostruoso a cui avevo assistito.
Le stelle.. le perpetue spettatrici indifferenti delle tragedie dell'umanità.
E' passato un anno da quel giorno, un anno in cui ogni momento ho pensato a lei, al suo sorriso, ai suoi capelli dorati e ai suoi occhi preziosi... lei era tutto per me eppure non sono riuscito a proteggerla.
L'amore, il calore, l'abbraccio di persone amiche.. non sono più niente per me.
Mi muovo come uno spettro, sono un guscio vuoto che rotola verso un infame destino.
Stanotte ho deciso che le cose finiranno una volta per tutte proprio là dove ho perso lei.
Guido con il senso di onnipotenza di chi è già condannato a morire.
Percorro i tornanti senza timore di poter precipitare di sotto, il freno non ricordo nemmeno come usarlo, con una sicurezza mai conosciuta prima mi dirigo dove Angelica ed io ci ricongiungeremo una volta per tutte.
Riconosco il posto.
Gli alberi, le rocce persino i sassi mi sembra che siano nella stessa posizione di quel giorno, come se il mondo stesso si fosse fermato sconvolto dall'orrore che si materializzò davanti ai nostri occhi.
Non ho il coraggio di farmi saltare la testa o impiccarmi.
Ho deciso di morire dolcemente, opportunità che non è stata concessa ad Angelica, e per questo mi sono portato dietro una discreta scorta di sonniferi.
Preparo la dose e mando giù sicuro che tutto sommato una morte così è meglio di tante altre.
Chiudo gli occhi, le stelle che mi fissano ancora ansiose di vedere l'epilogo, l'atto finale della mia esistenza.
Realizzo che tutto sommato i demoni non sono altro che portali a loro volta, portali per dimensioni di orrore forgiate nella nostra paura e nel nostro terrore.
Sento il sonno mortale cingermi e appesantirmi le membra mi addormento sicuro che non riaprirò mai più gli occhi.
Apro gli occhi.
Davanti a me una dimensione celestiale eppure reale.
Ho cercato l'oblio per dimenticare.
Ho trovato Oblio, la città dei viandanti fantasmi, il regno sotterraneo costruito dalle ossa dalle ossa dei vivi di ogni tempo, la Venezia Spettrale dove tetri gondolieri trasportano i trapassati.
Oblio, regno dei morti ma vivo più che mai.


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